TIPOLOGIA | PREZZI €/m² x 1.000 |
INDICE COMMERCIABILITÀ |
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Immobili nuovi |
/ | / |
Immobili signorili |
2,0 - 3,0 | Ottimo |
Immobili medi |
1,5 - 2,0 | Ottimo |
Immobili medi/modesti |
1,2 - 1,4 | Ottimo |
La "Fetta di polenta" è senza dubbio l'edificio più bizzarro del quartiere Vanchiglia. Alessandro Antonelli la costruisce a partire 1840 in via Giulia di Barolo 9, probabilmente in seguito a una scommessa, e per fugare ogni dubbio sulla sua stabilità va ad abitarci per qualche anno insieme alla moglie Francesca Scaccabarozzi. Il Palazzo è poi sede del "Caffè del Progresso", rifugio di carbonari e cospiratori nel periodo preparatorio dell'Unità d'Italia, e da decenni viene soprannominato "Fetta di polenta" per via della sua curiosa forma e del colore ocra. A 400 metri di distanza, in via Bava 26 bis, si trova la casa di Fred Buscaglione, mentre in Largo Montebello 38 c'è una targa che ricorda l'abitazione di Eugenia Barruero, la maestrina dalla penna rossa del libro "Cuore" di Edmondo De Amicis. Perché si chiama Vanchiglia? Il nome deriva da "vench", parola piemontese che allude al "vinco", una varietà di salice che cresce lungo i corsi d'acqua e che con il suffisso "iglia" assumerebbe il significato di una zona con una numerosa presenza di queste piante. Tra il 1700 e il 1800 il quartiere è abitato soprattutto da artigiani, lavandai, barcaioli e contadini, poi vengono costruite fabbriche, nuove abitazioni, bagni pubblici, e nel 1900 Giuseppe Gradenigo inaugura l'ospedale di corso Regina Margherita con la funzione anche di luogo di cura gratuito per i poveri.