Affrontiamo il discorso della riforma del catasto: il provvedimento del governo Draghi suscita pareri contrastanti: un’opportunità di modernizzazione o l’anticamera di una nuova scure fiscale? In questo articolo il notaio Mattia Chiara entra nel dettaglio della questione.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo scorso 5 ottobre 2021 il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale, il cui testo definitivo è atteso nelle prossime settimane. Secondo quanto previsto dall’articolo 6 del disegno di legge delega, la riforma punta ai seguenti obiettivi:
modernizzare gli strumenti di mappatura degli immobili al fine di individuare gli immobili non accatastati (o non accatastati correttamente) e gli immobili abusivi;
integrare le informazioni presenti nel Catasto dei fabbricati a decorrere dal 1° gennaio 2026. Per ciascuna unità immobiliare dovrà essere indicato, oltre alla rendita catastale, il valore patrimoniale e la rendita attualizzata ai valori normali di mercato. Saranno inseriti altresì meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane.
Come è noto, questo provvedimento ha acceso un dibattito tra le forze politiche. Il governo, nella persona del premier Mario Draghi, sostiene che si tratti di una riforma utile se non indispensabile per conoscere a fondo lo stato del patrimonio immobiliare italiano e garantire trasparenza. Voci dissenzienti arrivano dall’interno dello stesso esecutivo e dal fronte dell’opposizione: si punta il dito sulle conseguenze di carattere fiscale di questa nuova mappatura. In particolare, si sottolineano due aspetti:
1) il significato dell’introduzione nel Catasto dei Fabbricati del valore patrimoniale delle unità immobiliari poste sul territorio nazionale;
2) l’attualizzazione delle relative rendite catastali ai valori di mercato.
Come stanno davvero le cose? Facciamo un po’ di chiarezza. È vero: il disegno di legge delega precisa che l’integrazione delle informazioni non potrà essere utilizzata per la determinazione della base imponibile dei tributi e per finalità fiscali. È altrettanto vero che - seppure si persegua una finalità di trasparenza e le nuove indicazioni non potranno essere utilizzate per motivi fiscali - l’introduzione nel Catasto dei Fabbricati dei valori di mercato delle unità immobiliari urbane potrebbe, dal 1° gennaio 2026, incidere direttamente o indirettamente sull’applicazione delle tasse e delle imposte connesse.
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