È una questione che, a Torino, interessa numerosi immobili registrati a suo tempo in classe A1, ma che secondo i parametri attuali non presentano le caratteristiche proprie delle case signorili, bensì delle residenziali. Ne abbiamo parlato con un esperto sul tema, Giorgio Vecchione, avvocato amministrativista e civilista.
Centro, collina, Crocetta: per quanto riguarda la vexata questio del declassamento degli immobili dalla classe A1 alla A2 queste, a Torino, sono le zone calde. Qui, infatti, si concentra il gran numero (circa un migliaio secondo le stime) di casi controversi: ma di che stiamo parlando in concreto?
La risposta è semplice. In passato una serie di immobili (in alcuni casi interi condomini) venivano registrati al catasto come case signorili – e pertanto classificate in A1 - già solo per il fatto di essere state edificate in luoghi della città considerati tradizionalmente di prestigio. Sempre in passato possedere questa classificazione rappresentava un valore aggiunto.
Ora, però, le cose sono cambiate, in più è sopraggiunta la tassazione sugli immobili che complica il tutto. Vediamo perché. Un immobile in A1, cioè “signorile”, anche se si tratta di prima casa è soggetto a imposta IMU, a differenza di un immobile in A2 che ne è esentato.
«In realtà una serie di immobili in A1 non possiedono i requisiti propri di un casa signorile, nonostante questo i proprietari fanno fatica a vedersi riconoscere il declassamento dall’Ufficio Territorio dell’Agenzia delle Entrate” spiega Giorgio Vecchione, avvocato amministrativista e civilista, esperto in materia.
«Nel corso degli ultimi settant’anni oltre alla percezione sono cambiati i parametri che segnano il discrimine tra “signorile” e residenziale”; su questo punto battono i proprietari di casa per far valere il loro diritto alla classe A2» sottolinea l’avvocato Vecchione. E ancora: «La giurisprudenza, con apposito decreto, ha stabilito che se un immobile non presenta determinate caratteristiche non ha ragione di stare in A1, tra queste ricordiamo: una dimensione inferiore a 240 mq, rifiniture interne senza alcun pregio o caratteristica particolare, altezza soffitti di 3 metri»
Prosegue l’avvocato Vecchione: «Oggi ci troviamo di fronte a immobili alla Crocetta che non hanno nulla di più rispetto a immobili ad esempio a Santa Rita, ma i primi sono in classe A1, i secondi in A2.»
Insomma, per l’Agenzia delle Entrate rimane esclusivamente la zona a fare la differenza. E così, a meno che non siano stati eseguiti interventi strutturali all’interno dell’edificio, il proprietario si vede respinta la propria legittima istanza.
Non è, tuttavia, una battaglia persa in partenza, anzi! Questo è il parere dell’avvocato Giorgio Vecchione che recentemente ha impugnato due casi di richiesta negata di declassamento in zona collina. Il primo caso si è concluso con una vittoria in Cassazione; il secondo attualmente con una vittoria in primo grado.
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